Maurizio, il corvo della leggenda

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«Un tempo la gente era convinta – si evince dal capolavoro cinematografico – che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti. A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che l’anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l’anima, perché rimettesse le cose a posto».

Parlava chiaro l’incipit di Sarah Mohr nel film “The Crow” diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr, esso parla di un corvo leggendario che rispedisce nel mondo dei vivi l’anima di un uomo espirato. Ebbene, è su questo che desidero soffermarmi, su questo bellissimo aneddoto legato alla terra dei morti, di quest’uomo che, attraverso questo oscuro procedimento ritualistico, ritorna sulla terra per fare un po’ di giustizia.

E, quando si parla di questa sensazione mistica trasmessa da “The Crow”, è importante ricordare la straordinaria e impeccabile interpretazione di Brandon Lee, che purtroppo durante le riprese, coincidenze hanno voluto, che esalasse l’ultimo respiro. Un attore di fama internazionale che, ha saputo dare un messaggio importante al suo settore, riuscendo a riempire di lacrime i suoi fan da vivo, oltre che da morto. Un attore che, rimarrà per sempre immortalato dalle menti dei tanti come il vendicatore in nero, pronto a rendere possibile l’impossibile, a far battere il cuore degli invisibili, a rendere animabile l’inanimato.

È importante, dunque, considerare che, quando un cosplayer decide percorrere questi sentieri così intensi, ma allo stesso tempo così tortuosi, è giusto considerare l’elevato ostacolo, l’avvincente sfida posta tra l’opera e la performance. Tuttavia, Maurizio Zollo, coadiuvato dagli esperti fotografi: (Sergio Giunchini e Paolo Antonelli) aveva dinnanzi a se una montagna insormontabile e ha avuto modo di crearsi un varco utilizzando la spada.

Con semplicità, senza pretese e senza aspettative, la mosca ha infastidito il leone, Davide ha impensierito Golia, il topolino ha infastidito l’elefante, insomma, attraverso l’interpretazione, un semplice cosplayer ha condito al meglio il blasonato filetto alla Wellington.

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