Allarme Blue Whale, fronteggiamolo con il mondo del Cosplay

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La Blue Whale Challenge, il cosiddetto “macabro rituale” che sta imperversando nei paesi occidentali o comunque in crescita, come (Italia, Germania, Brasile, Inghilterra e Russia) si insinua nella vita dei ragazzi, causando innumerevoli problemi. Grazie al programma televisivo di Italia 1 Le Iene “Suicidarsi per gioco”, il fenomeno è divenuto virale nella nostra penisola e senz’altro noi italiani siamo riusciti a salvare innumerevoli persone grazie a questo servizio. Tuttavia, esiste un modo per annullare o quantomeno depotenziare la Blue Whale?

L’arma vincente potrebbe giungere proprio dagli States, si tratta di una parola macedonia che noi del settore conosciamo molto bene… Il mondo del Cosplay. Nato nel 1939 (quindi nella prima metà degli anni ’90) questo modo di stare insieme attraverso l’interpretazione dei propri personaggi di: cinema, animazione giapponese o occidentale, libri o fumetti, permette ai giovani di parlare una lingua in comune, una lancia spezzata a favore della modernità.

Con il Cosplay, i ragazzi hanno la possibilità di conoscersi, scovare nuove ed entusiasmanti esperienze e conseguentemente coltivare una passione sana, divertente e che affina lo spirito di sacrificio insito in ognuno di noi. Date le vicende internazionali che affliggono la nostra quotidianità, e tra queste vi è anche la pericolosa Blue Whale, accrescere il proprio spirito e imparare ad apprezzare la semplicità della vità diviene un punto fontamentale sul quale lavorare, uno spunto da cogliere seguendo il più semplice dei precetti cartesiani.

Il rapporto che vi è tra le fiere nazionali e internazionali con i cosplayer, è un tema sul quale porre le dovute riflessioni. Di certo non esiste al mondo medicina migliore e finalizzata a sconfiggere ogni forma di depressione migliore dell’aggregazione e le pubbliche relazioni, questi sono tutti elementi che il Cosplay contiene un po’ come se fosse un frutto, ricco fino all’orlo di sostanze utili al nostro organismo. Attraverso le fiere, un cosplayer di una grande fascia d’età, non può fare a meno di mettersi alla prova in un’ambiente equilibrato e dedito alla crescita psico-fisica dei numerosi soggetti che ne fanno parte, insomma, si tratta di una vera e propria fucina di menti che insieme sperimentano (con le più svariate personalizzazioni) tutti gli elementi imprescindibili per la crescita personale e già presenti nelle più antiche forme di studio sul tema: recitazione, esibizione, prestazione artistica, arte dell’immagine, fai da te, artigianato e lavori sartoriali.

IL CASO

La Blue Whale è sicuramente una minaccia per le comunità, il gioco suicida ha esteso negli anni i suoi tentacoli si sono estesi sui social, fonte inesauribile di giovani e adolescenti reclutabili dai cosidetti “Curatori”. Il servizio dell’inviato de Le Iene, è stato accuratamente analizzato da numerosi blogger e youtuber, alcuni di essi hanno anche cercato di sminuire il problema o addirittura simulare un diaologo con uno di questi assassini, mostrandoci le mille facce del problema che sfociano anche in inutili allarmismi, inscenate di suicidi, finte richieste di giocare o addirittura (e ben più depistanti) finte investigazioni.

Alcuni hanno messo in dubbio la totale veridicità del servizio del canale di Mediaset, altri hanno addirittura messo in dubbio la buona fede de Le Iene, altri ancora “non se la bevono” abbassando conseguentemente lo stato d’allerta sul tema. Tuttavia, l’unica cosa che possiamo fare noi cittadini, è il vivere la nostra vita con serenità, lavorando costantemente sul miglioramento della nostra comunità, attraverso la pratica costante di passioni divertenti, genuine e soprattutto orientate verso il futuro e la progettualità di quest’ultimo, come avviene nel mondo del Cosplay.

 

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