Anime, manga e “Il viaggio in occidente”: sotto una nuova luce attraverso il Cosplay

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Parecchio tempo fa pubblicai, all’interno di alcuni forum, un articolo incentrato interamente sulla predestinazione all’interno degli anime e manga nipponici, questo perché in moltissime opere – specialmente quelle degli anni ’70 e ’80 – non è importante qualsivoglia elemento della trama, bensì vi è quasi una sorta di complotto dove i protagonisti hanno bene o male tutti le stesse caratteristiche psichiche.

Tra i tanti nomi citavo: Goku, Chapeta, Lupin III, Naoto Date e tanti altri, personaggi che amavo ed amo tutt’ora sino allo sfinimento, volti di un modo di intendere l’animazione ormai defunto e conosciuto ai tanti per aver dato un’educazione alla mia generazione quella precedente, oltre che essere stato promulgatore di sentimento che sembrano lontani anni luce.

In altri articoli ho avuto modo di fare diverse “operazioni nostalgia”, ma in quello in particolare mostravo a volto scoperto il tallone d’Achille di opere leggendarie come Tigerman e Sailor Moon, spiegando minuziosamente al pubblico la forte correlazione che vi era fra questi titoli e il misterioso testo “Il viaggio in occidente”.

Chi più e chi meno, tutti i protagonisti somigliano un po’ allo scimmiotto di pietra, ovvero la creatura irrequieta che – con la complicità di una combriccola e per merito della sua irruenza – fu costretto ad affrontare un viaggio che lo portò a raggiungere l’illuminazione.

I più sfacciati furono Goku e i suoi amici, Akira Toriyama non nascose ai fan di essersi ispirato a “Il viaggio in occidente” per la creazione di Dragonball. Tuttavia, da Oliver Hutton a Mila Azuki, per poi giungere ad Ash Ketchum, tutti mostrano gran parte delle caratteristiche di Sun Wukong, tutti accedono a delle conoscenze ed hanno delle qualità innate e attraversano percorsi difficili dove vengono rinnegati o si ritrovano a toccare il baratro… Per poi risalire inevitabilmente la china solo alla fine e dopo un lungo percorso di vita (parte integrante delle serie televisive).

In questo modo, pare quasi che il lettore e l’otaku di quegli anni subisse una sorta di lavaggio del cervello dove – quasi sempre inconsapevolmente – veniva iniziato ad una preferenza o una predilezione verso il buddismo. Premetto che non vi è nulla di male nell’essere buddisti, ma guardare un anime per poi comprendere che si rifà ad un testo antico della letteratura cinese che in epoche antiche veniva utilizzato per indottrinare le masse, fa un po’ male (specialmente a me che non smetterò mai di essere un otaku).

Questi elementi vengono in qualche maniera intercettati dal mondo del Cosplay e neutralizzati, sappiamo in tanti che la maggior parte dei Cosplay di successo dedicati agli anime e ai manga non sono dedicati ai protagonisti delle serie sopracitate, di Holly e Benji si realizza più Mark Lenders e di Dragonball Goku è forse uno dei meno interpretati.

Il Cosplay è libertà e, se è vivo questo concetto, automaticamente si vaporizzano tutte quelle barriere che in passato apparivano insormontabili. Sono passati anni e grazie al percorso che mi ha dato questo bellissimo settore, ho imparato ad accettare anche queste particolarità (sicuramente opinabili) che per me rappresentavano delle lacune a dir poco irritanti. Per me “Il viaggio in occidente” sarà per sempre il limite dell’animazione e del cartaceo nipponico, ma sono anche consapevole che in un’amore limiti e difetti si tramutano in pregi.

Il mio motto è, dunque, quello di non fossilizzarsi e di osservare sempre le cose da più prospettive, non tutte le ciambelle escono sempre con il buco e alcune volte il suo gusto potrebbe essere migliorato, sino a trasformare un errore in una piacevole variante. I manga e gli anime sono unici nel loro genere e questi elementi culturali hanno fatto sì che anche il mondo del Cosplay, la realtà che ha mescolato le carte in tavola, potesse dare nuovi spunti all’immaginazione dei vecchi fan.

Quando guardo un Cosplay di un protagonista, uno su tutti potrebbe essere la mitica Mila Azuki, sono consapevole che – da un momento all’altro – si attua il meccanismo inverso nell’ammiratore e, conseguentemente, quel senso di repulsione per quei concetti triti e ritriti nel tempo, divengono un elemento di novità e unicità, apprezzabili vita natural durante.

 

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