L’autore irlandese famoso per le sue opere teatrali e per essere stato uno dei più grandi uomini dell’800, ha avuto modo di dare il proprio contributo al mondo del Cosplay persino dopo due secoli. Il suo nome, la sua leggenda, vive nel cuore di ognuno di noi e con un alito di vento inebria questo settore che – dalla sua nascita, sino alla sua crescita – è imbevuto della sua magnificenza.
«Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero». È questa la frase che ci permette di viaggiare con la mente, oltre che con i costumi, sino a giungere al giorno d’oggi, dove questo concetto è stato – poco a poco – tramutato in un modo di interpretare l’arte, grezzo, dinamico, elegante e in alcuni casi – perché no – anche un po’ sfacciato.
Perché in alcuni casi bisogna parlare anche “come se magna” come direbbe il fu Tomas Milian, nei suoi film infatti, possiamo notare che una comunicazione diretta e carica di una volgarità gratuita, spesse volte cassata dalla critica, diviene oggetto di culto.
Associando il Cosplay alla frase di Oscar Wilde, possiamo determinare che l’utilizzo di una maschera, ovvero interpretando un personaggio immaginario – che sia un supereroe, un antieroe o addirittura un personaggio marginale – ci permette di abbattere un muro eretto a seguito da secoli di incomprensioni tra l’arte e la società.
Come per altri settori (uno su tutti quello dei tatoo) un tempo indossare i panni di un altro individuo, simulandone le caratteristiche fisiche e comportamentali, non era cosa consueta. Tutto ciò che richiedeva sacrificio doveva essere finalizzato alla produzione, altrimenti si indossava il marchio sacrificale di pazzo.
Progressivamente c’è stata un’evoluzione culturale dell’uomo, sino ad arrivare al mondo del Cosplay, dove si ha modo di riconoscere ed esplorare parti di sé normalmente inibite e questa crescita la dobbiamo in piccola parte anche a questo genio di altri tempi.
