Twitch, caso blackfacing: Karina bannata per uno shooting di Apex

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Siamo alle colonne d’ercole ormai, molti sanno il mio parere riguardo questo argomento, eppure è un bene non condizionare il nostro pubblico sul caso black e brownfacing, dopo il caso italiano correlato alla cosplayer Marianna Fort, inserita in una lista nera, una dura mazzata l’ha avuta anche la cosplayer lituana Karina Martsinkevich che ha ricevuto il ban dal sito per uno shooting del Cosplay Apus di Lifeline.

Il web è diviso fra coloro che sono a favore e a sfavore del provvedimento, coloro che ritengono questa scelta una piaga da fermare e coloro che gridano al mondo “il blackfacing non esiste nel Cosplay!”, quel che ha valore in questo momento è tentare di non cedere ai cosiddetti “bassi istinti” e cercare una strada alternativa al flame e ad una intricata giungla fatta di denunce e sfide.

I leoni da tastiera trovano campo libero per esternare il loro odio verso il mondo del Cosplay, nella specifica sono in tanti coloro che si dilettano a infilare il coltello nella piaga e a sfruttare i piccoli deficit del nostro settore al fine ultimo di denigrarlo e puntare il dito sui big o su chi vi è vicino.

Ricordiamo ai meandri dei social che questi episodi, indipendentemente se siano giusti oppure no, nascono perché i fenomeni di costume tendono ad esternare, sia positivamente che negativamente gli impulsi della società in cui si diramano. Nel caso del Cosplay, è logico che i social giocano un ruolo importante influendo, senza se e senza ma e grazie ai loro criteri di valutazioni indipendenti dal nostro macrocosmo, sulle scelte dei cosplayers e sulle scelte di chi lavora con loro.

Dunque, più che prendere le difese o attaccare questa ragazza, sono dell’idea che bisognerebbe decontestualizzare l’episodio e giudicarlo in base alle varie sfaccettature che esso presenta, tenendo conto che diversi altarini o diverse dinamiche non potranno mai essere a nostra conoscenza.

 

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