Dai Ristoranti alle Fiere, Come il CosPlay ha incorporato gli Chef nel loro menù

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Antonino Cannavacciuolo, Alessandro Borghese e Chef Rubio sono tre nomi che tutti noi conosciamo e che provengono non solo dalla televisione, ma anche dalla loro fama di chef molto importanti nel panorama culinario italiano. Personaggi dotati di un forte carisma mediatico e di eguali capacità sia nell’intrattenere sia ai fornelli, sempre più presenti nello scenario culturale moderno in quanto generatori di meme e di ritagli divertenti sulla rete (di solito, piccoli spezzoni estratti dai loro programmi televisivi, in cui viene immortalata una scena divertente o eccentrica).

Non bisogna di certo meravigliarsi, quindi, quando anche nel CosPlay si nota l’arrivo di questi personaggi dai modi di fare eccentrici o -in alcuni casi- parodiati. Ma la domanda reale che ci si pone è: Perché sempre più ragazzi decidono di portare  questi personaggi in particolare? Cosa, del loro carisma e del loro modo di essere in video, colpisce così tanto da farli diventare candidati per CosPlay alla stregua di un Dante di Devil May Cry o di una Bayonetta?

Per poter rispondere a queste due domande, cercheremo di analizzare i personaggi sotto tre lenti d’osservazione: L’elemento visivo, l’impatto e la caratterizzazione.

Ovviamente, cercheremo di portare questa analisi, come di consueto, andando ad analizzare i tre Chef sopra citati così come si fa per i personaggi delle nostre serie (animate e non) preferite, per poi dare un responso di insieme a termine del tutto.

Iniziamo dunque andando ad analizzare gli elementi visivi e diretti che i tre personaggi della televisione digitale italiana ci portano nei loro rispettivi programmi. Per quanto riguarda Chef Rubio e Cannavacciuolo, possiamo già vedere come il loro essere veraci nella loro rispettiva romanità (Rubio) e napoletanità (Cannavacciuolo) porti ad imporsi con espressioni fisiche e del viso molto accentuate. Nel caso dello Chef napoletano, molto importante diventa il cosiddetto “pacchero”, uno schiaffo dato dietro la schiena con forza con il consenso dell’altra persona. Per quanto riguarda invece Borghese, non ci sono molte espressioni fisiche che risaltano alla vista e anche la sua comicità, per quanto ricercata, risulta essere statica o prettamente subdola. Ed è per questo che, anche in vista di questa enorme diversità visivo-comportamentale dei tre, è d’uopo spostare la nostra attenzione a quello che è uno dei valori più importanti per l’analisi di un personaggio: l’Impatto.

Inutile dire che in tutti e tre è in egual misura molto presente nella cultura meme-istica (mi sia passato l’invenzione di questo termine in mancanza di termini più appropriati). Come detto prima, la veracità di Cannavacciuolo e di Rubio si traspone anche nel loro parlato e nei loro atteggiamenti, che creano più un substrato solido su cui si genera il “Meme”: in questo caso la trasposizione di determinati comportamenti e/o gerghi importati dai loro programmi, e che giustificano un’impatto notevole nella corrente CosPlay, in quanto permettono di non allontanarsi troppo dal personaggio  e dal contesto televisivo da cui esso “fuoriesce” momentaneamente per girare le varie fiere del fumetto. Per quanto riguarda l’impatto di Borghese, invece, dobbiamo spostarci più verso l’internet della parodia e del Meme nel senso più puro del termine. Infatti, ciò che ha di carente nell’elemento visivo, viene riequilibrato molto nella corrente di Meme ispirati al suo modus operandi durante la trasmissione “4 Ristoranti”, dove il suo voto può “confermare o ribaltare la situazione”. Molto di questo personaggio si gioca a livello parodistico, con voti alti dati alle cose più disparate e insensate e giudizi al limiti dell’assurdo. Chi porta questo personaggio sa bene che, a differenza di chi decide di portare Chef Rubio o Cannavacciuolo, dovrà gioco forza buttarsi in modalità “Memino Molesto” per poter provare a salire sul palco.

Per quanto riguarda la Caratterizzazione, invece, bisogna premettere che “ciò che si vede è ciò che si copia”. A differenza dei personaggi di film, fumetti e videogames che hanno i loro cicli narrativi in cui il personaggio evolve, matura o rivela aspetti inaspettati, questo tipo di CosPlay ha più a che vedere con  cicli finiti in cui gli Chef reagiscono al momento. Nulla da aggiungere in questo ambito, quindi, e sembrerà  parecchio scontato dire che in questo ambito i personaggi “nascono e muoiono nell’arco della puntata, per poi tornare esattamente uguali alla puntata successiva”. Insomma, carattere si, ma fine a se stesso.

Alla luce di questa piccola analisi che mi sono permesso di portare avanti, cosa possiamo capire del connubio tra “Chef-Personalità” e CosPlay?

Fondamentalmente, le persone che portano questo tipo di CosPlay sono o affascinate dal modus operandi della personalità-personaggio di cui decidono di vestire i panni, potendo così ampliare il loro reparto recitativo a quello che è, fondamentalmente, una sfida alla “battuta al volo con doppio carpaccio di situazione” o sono persone che lo fanno solo per divertirsi e per vestire, in questo ambito, non tanto la personalità-personaggio, ma il Meme che essi hanno generato una volta filtrati tramite la lente delle comunità online. Per farla più semplice, possiamo dire che il personaggio viene snaturato e si mantengono solo la facciata esterna e il nome identificativo, usando il suo modus operandi per filtrare la modalità “meme-lord” del CosPlayer che decide di portarlo in questa veste. In ambo i casi, tuttavia, possiamo vedere come il concetto di CosPlay si stia ampliando e stia, in un gioco di contrapposizioni, elevandosi al suo concetto originale di Costume Play, recitazione nelle vesti di un personaggio X.

Con questa considerazione volgo al termine questa piccola ma corposa occhiata di insieme, che ci permette di capire (anche se solo in parte) cosa porta un CosPlayer a voler vestire, anche solo per un po’, abitida personale ai fornelli.

Con questa vi saluto e ci rivedremo al prossimo articolo. E per non smentirmi mai:

CosPlay Ahoy!

 

 

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