Il Cosplay come percorso personale, un’analisi critica atta a individuare gli stereotipi quotidiani nel settore

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Questa tesi nasce da un analogo articolo pubblicato in data 30/06/2011 presso il portale “Gdr-Online” e si pone l’obbiettivo di analizzare – insieme a tutti gli utenti – gli stereotipi quotidiani strettamente correlati al mondo del Cosplay.

Uno su tutti sfocia in alcuni apprezzamenti sgradevoli che spesso ricevono i cosplayers, insidiosi e pungenti, spesso minano quella sicurezza che chi pratica questa bellissima attività ha costruito con fatica prima di esporre un suo lavoro. Ebbene sì amici, mi riferisco a quei classici commenti via chat o da leggere nei vari post dei più comuni social media, dove profili – spesso fake o iper-blindati – si dilettano a gettare fango sull’immagine di un performer che generalmente ha intenzioni pacifiche.

Badate bene, non mi riferisco solo a quei messaggi istantanei dove si manifesta disprezzo verso qualsivoglia performance sexy (spesso alimentata da una ricca inibizione sessuale) bensì anche a determinati episodi in cui il cosplayers chiede consigli su materiali o su la scelta di un dettaglio e si beccano un bel “ora sei pronto per l’indifferenziata”, oppure “adesso puoi darti all’ippica” o meglio ancora “hai il gusto di un barbone della ferrovia” e così via. Questi attacchi sono davvero avvilenti e spesso stimolano a far intraprendere una visione limitata della performance, svuotando il settore di uno dei suoi elementi imprescindibili… La sperimentazione.

Come nell’artigianato: chi si accontenta non solo non gode, ma si ritrova anche a fare a pugni contro un’arte che non può essere contenuta in comuni calcoli matematici o in banali considerazioni logiche, ad esempio: “se non è quel materiale allora non si può fare” con questi presupposti la sconfitta è inevitabile e in tutto questo nessuno ci guadagna.

Un’altra analisi, sfocia nel contenuto di, Valeria Prosperi, al quale mi sono ispirato ed è circoscrivibile a questa indagini sulle tematiche di natura sociologica affrontate nel lavoro per “Gdr-online”. Nel mondo del Cosplay, infatti, natura del maschio e della femmina è fortemente stereotipata come nella cultura popolare, le donne che realizzano performance che hanno dei piccoli sentori di erotismo sono viste spesso con un occhio diverso a confronto di analoghi lavori realizzati da performer di sesso maschile. Questi sono gli inevitabili effetti delle discriminazioni sociali che sono avvenute in passato e che purtroppo – seppur diminuite negli anni grazie alla legge – avvengono costantemente: sul posto di lavoro, per strada e in altri luoghi. Avete immaginato per un’istante uno dei tanti esperimenti sociali in cui la donna che gira per strada viene vista come un oggetto sessuale e, conseguentemente, viene avvicinata da uomini di qualunque genere indipendentemente dal modo in cui si veste? Bene, nel Cosplay non cambia nulla, una ragazza che indossa degli abiti succinti viene messa alla gogna mediatica e non interessa a nessuno il dettaglio, la scelta del costume, le pose, nei contatti (critici che arricchiscono notevolmente il settore) si innescano i più complessi sentimenti negativi mai concepiti dalla mente umana e questo è un dato avvilente.

Nel mio terzo punto, analizziamo questa patologia largamente diffusa che purtroppo non permette ad alcuni contatti di scompattare la vita privata di un’artista e le proprie performance. Molte volte alcuni cosplayers ricevono aspre critiche o ricchi apprezzamenti che sono frutto di valutazioni partorite da una mente già viziata da altri contenuti che non c’entrano assolutamente nulla con quello che sta vedendo. Ne puzza la terra di questi episodi e spesso si verificano tutti allo stesso modo: un cosplayer nella sua vita privata fa una scelta (es: decide di dichiarare la sua omosessualità o decide di divenire simpatizzante per un qualsivoglia partito politico) ebbene, in un caso del genere, tutti i lavori di quel cosplayer verranno visti (da alcuni) inevitabilmente con uno sguardo diverso, come se costoro avessero raggiunto una nuova visione di pensiero. Anche questo fa cadere le braccia a molte persone che vivono di Cosplay, molti non sanno quanto si semplificherebbe quest’attività se le performance fossero giudicate per quello che valgono e non per le scelte di un privato cittadino.

Discutere di questi temi aiuta a vivere le vostre esperienze fieristiche e via web in maniera diversa, valutare il settore sotto un altro punto di vista aiuta ad aprire le proprie vedute e riflettere, ascoltare e decontestualizzare i vari aggiornamenti di stato diviene un passo deciso per rigenerarsi. Scriveteci, utilizzate i canali del sito e dite la vostra.

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