Andrea Pezzi, uno sguardo al mondo del Cosplay tramite i suoi lavori

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Il mondo del Cosplay ci regala altre fantastiche emozioni tramite il talento vivace e intraprendente di Andrea Pezzi

Il talento di Andrea Pezzi espresso con queste due interpretazioni uniche nel loro genere, realizzate per spiccare come un faro nella notte, brillando così di fulgida per chiunque vede nella sua rotta tracce di smarrimento.

Le sue opere, dunque, ispirano poesia perché sono anch’esse rilevano il notevole fascino artistico di questo cosplayer. E come possiamo esimerci dall’evidenziare la maestosità di Deathwing da “World Of Warcraft” e tutte quelle immense particolarità da Thrall dal sopracitato game?

Beh che dire, a noi non restano parole sufficienti per descrivere il fascino e la bellezza che si traggono ammirando i due Cosplay e non restano neppure aggettivi che diano il giusto peso alle straordinarie doti di Andrea.

Del resto – coadiuvato dai bellissimi scatti di Chiara Santaterra – Andrea ci offre l’artigianato nel mondo del Cosplay, armature deliziose che – come una prelibata le leccornia – divengono l’anticamera del pasto luculliano che si consuma con eleganza nelle nostre anime. Ma adesso, lasciamo che sia la mente ad accoglierci in sala e gli occhi a fare da camerieri per una serata ricca di fascino e magia.

FOTO

Andrea-Pezzi-Deathwing-World-Of-Warcraft Andrea-Pezzi-Thrall-World-of-Warcraft

INTERVISTA

Bentrovati sulla “Mankey News”, ringraziamo Andrea concesso questa intervista! Parliamo di Cosplay, ci sai dire in due parole quali sono stati i tuoi primi approcci con questo straordinario fenomeno di costume?
«La prima volta in cui entrai in contatto col mondo del Cosplay fu durante la fiera del fumetto di Novegro e subito me ne innamorai perdutamente. All’ inizio, pensai che era impossibile per me riuscire a realizzare quegli stessi costumi che vedevo indossare da coloro che io reputavo veri e propri artisti.In seguito, un passo alla volta, ho provato e con mia grande sorpresa sono riuscito a fare quello che all’ inizio credevo impossibile».

Quali sono state le opere (cinematografiche, di animazione o appartenenti al mondo geek) che più ti hanno ispirato per la realizzazione delle tue bellissime performance?
«I miei primi costumi sono stati tutti ispirati ai videogame della Blizzard, in particolare a World of Warcraft di cui fanno parte il mio primo Cosplay ( Thrall) e il Secondo (Deathwing),  poi mi sono ispirato anche a film come il Labirinto del fauno per il terzo( Pan il satiro bianco) e al  Signore degli anelli per il mio ultimo costume, tutt’ora in lavorazione.In ogni caso, a dispetto della scelta da cui partivo, ho sempre ritenuto che fosse estremamente importante riuscire a essere il più fedele possibile al personaggio che volevo portare in vita: sia sul palco, durante la perfomance di recitazione sia mentre ne costruivo il corpo e il costume fisico».

Parliamo dell’handcraft. Quanto è importante per te questa skill? E quali sono le altre skill complementari ad essa?
«Fin da quando ho iniziato, ho pensato che fosse importante per me riuscire a realizzare da solo i miei costumi, un pò per mia soddisfazione personale perchè volevo mettermi alla prova e un pò perché volevo che fosse una cosa mia e fatta da me, per questo reputo importantissima la mia capacita di riuscire a portare in vita i personaggi più vari con le mie stesse mani e quando c’è qualcosa che non so fare cerco d’imparare a farla.Il mondo del Cosplay per me non si esaurisce solo nel creare il costume poiché esso è solo metà del lavoro e deve essere unito ad altre capacità come recitazione, scenografia, la capacità di portare in vita un personaggio, tutte doti che un cosplayer deve avere per completare il proprio personaggio».

Stando a quanto riportano le indiscrezioni, sono le props il tuo cavallo da battaglia, ovvero quegli elementi che rendono ogni tuo Cosplay un vero e proprio capolavoro, da condividere ed amare. Racconta al pubblico quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di corazze così cariche di appeal.
«Dietro ogni costume vi è sempre un sacco di lavoro, non solo manuale ma anche mentale perché spesso per realizzare una determinata parte del costume devo imparare nuove tecniche e incrementare le mie abilità senza che qualcuno mi possa insegnare e dire come fare.
Quando comincio a lavorare a un costume come in ogni branca artistica si parte da una bozza disegnando i vari pezzi che lo compongono, sia separati per vederli del singolo, sia uniti per rendersi conto del lavoro d’insieme.
Durante la progettazione oltre al semplice fattore estetico è necessario studiare come indossare e svestirsi del costume specie se si tratta di un’armatura, come renderlo trasportabile, come non diminuire la propria mobilità indossandolo e quando vi siano dei meccanismi interni come i led come rendere il tutto smontabile per riparazioni senza comprometterne fattore estetico e affidabilità.
Poi si passa alle misure per adattarle al tuo corpo, un lavoro lungo e di precisione ma necessario per mantenere le proporzioni e far si che l’effetto finale sia perfetto.
Una volta prese le misure si passa ai cartamodelli e li si riporta sul foam o sul materiale che si è scelto per realizzare il costume. A quel punto una volta fatta la base inizia il lungo processo necessario per rendere ogni singola parte il più simile possibile all’originale inserendo i dettagli, siano essi piccoli tagli per rendere più vissuta l’armatura siano le lumeggiature create tramite pennello mentre colori l’armatura, ogni singolo dettagli è importante. Io durante la lavorazione uso anche diverse teniche e materiali, realizzo stampi, scolpisco legno, plastilina uso tecniche di special make up unite al prop making, sartoria, installazione led, meccanica tutto e le tue abilità possono essere utilizzate per incrementare l’effetto della tua opera».

Attualmente viviamo momenti molto difficili, abbiamo da poco superato il picco dei contagi da coronavirus, attraversando così l’abbassamento della curva pandemica, in merito a ciò, quali saranno i tuoi proggetti futuri correlati al Cosplay?
«Ho sfruttato questo periodo di quarantena per implementare le mie capacità studiando modellazione e stampa 3d oltre ad aver lavorato celermente al mio nuovo costume e alle commissioni e spero di riuscire presto a terminare il mio nuovo lavoro per poterlo portare in fiera».

Dagli inizi ad oggi, la tua carriera è stata un costellarsi di soddisfazioni, conoscenze, legami e momenti indimenticabili. Raccontaci il tuo vissuto nel mondo del Cosplay.
«Che dire, ho vissuto il mondo del Cosplay al inizio per curiosità, in parte dovuta all’ammirazione che avevo per coloro che lo praticavano e via via ne sono diventato sempre più appassionato fino a diventare io stesso un cosplayer e un prop maker sfidandomi ogni volta a creare personaggi sempre più complessi imparando a installare led ,a creare ali  meccaniche , a capire come realizzare tracce audio per le mie esibizioni e a realizzare stampi per maschere e special make up; tutte queste sono conoscenze che ho appreso durante il mio percorso e che quando ho incominciato mai mi sarei aspettato di poter apprendere. Il mondo del Cosplay mi ha permesso di conoscere un sacco di persone meravigliose anche di altre zone d’Italia con cui tutt’oggi sono in contatto. Da quando ho iniziato molte cose sono cambiate: Ora realizzato commissioni per chiunque desideri il mio aiuto, ho creato il mio sito Web come cosplayer, ho creato un gruppo per permettere ai cosplayer della Lombardia di uscire e conoscere persone con le stesse passioni, organizzando di volta in volta serate ed eventi per vivere insieme questa fantastica passione che ci accomuna. L’unica cosa che mi amareggia è di non avere scoperto prima questo mondo meraviglioso».

Dagli orchi di WoW a Death Wing, i tuoi lavori sono sempre stati un via vai di emozioni e difficoltà. Quale è stato – tra i tanti – il Cosplay che ti ha dato più emozioni?
«Ogni costume che ho realizzato mi ha dato via via soddisfazioni sempre più grandi tanto che è difficile dire quale me ne abbia dato di più.
Thrall essendo stato il mio primo Cosplay mi ha fatto provare l’ebrezza di essere un cosplayer per la prima volta ed è un ‘emozione che non si dimentica mentre Deathwing fino ad ora è stato il Cosplay che mi ha soddisfatto maggiormente a livello artistico in quando il desine del costume e stato studiato da me e per la complessità nel realizzarlo.
Al momento sto lavorando al Balrog di Morgoth del signore degli anelli e penso che sarà lui a darmi la soddisfazione maggiore, almeno fino al prossimo costume».

Noi della “Mankey News” abbiamo anche notato che fai parte del gruppo Facebook “Taverna Cosplay” luogo dove gli utenti organizzano incontri tra cosplayers. Dicci come hai conosciuto questa magnifica realtà e se ci saranno futuri incontri in real.
«Il gruppo Taverna Cosplay come accennato poco fa è il gruppo che ho creato per permettere ai cosplayer del milanese e della Lombardia di conoscersi anche al di fuori delle fiere.
L’idea mi venne durante una fiera: Negli anni avevo conosciuto tante persone durante le fiere ma molti erano di altre parti d’Italia e in contatti avvenivano solo quando vi erano eventi dedicati al mondo del Cosplay, il che era un vero peccato.
Desideravo che vi fosse un gruppo che promuovesse la possibilità di conoscere i cosplayer anche al di fuori dal contesto fieristico e rendesse più semplice conoscere le persone con la stessa passione anche nella propria zona senza dover contare sulla semplice fortuna.
Così ho Creato il gruppo Taverna Cosplay e devo dire che è stato un vero successo dalle poche persone da cui siamo partiti ormai siamo quasi ottanta persone e ci possiamo vedere non solo in fiera ma anche al di fuori senza doverci sentire a disagio quando parliamo di Cosplay perchè abbiamo tutti la stessa passione».

La pandemia da coronavirus ha creato momenti di smarrimento in ogni angolo della Penisola, momenti che forse hanno visto – seppur parzialmente – le generazioni antecedenti agli over 30. Il luogo dove vivi, inoltre, è la città della Madonnina, la bella Milano, ovvero uno dei luoghi più contagiati d’Europa, raccontaci, dunque, la tua storia da cosplayer in questi periodi e come le anime Cosplay del territorio hanno affrontato la quarantena.
«Di fronte a una Pandemia Globale tutti quanti i cosplayer non solo della Lombardia, ma di tutto il mondo credo, hanno dovuto rinunciare in parte alla loro passione, in quanto la stragrande maggioranza delle fiere è stata annullata causando gravi danni e questo ci tengo dirlo, non solo a noi che le amiamo e abbiamo perso un luogo in cui portare la nostra passione ma specialmente agli standisti e a coloro che in fiera ci lavoravano.
Io come altri ho sfruttato la quarantena per portare avanti alcuni progetti come il costume del Balrog ma spesso la problematica maggiore come cosplayer è stata la difficoltà nel reperire il materiale per lavorarci e per lavorare alle commissioni. Ovviamente questi sono problemi minori rispetto a chi ha perso il lavoro o comunque a causa del Corona si è visto portare via amici, attività e parenti, perciò devo dire che se il nostro unico problema come cosplayer è stato quello dei materiali e la temporanea mancanza di eventi siamo stati fortunati».

Attualmente quali sono i difetti che riscontri nel mondo del Cosplay? C’è qualcosa da migliorare?
«Vedo spesso nel mondo del Cosplay persone arroganti che come in ogni altro mondo cercano di affossare gli altri per poter emergere loro, rovinando quello che dovrebbe essere uno spazio di divertimento.
Bisogna capire che il mondo del Cosplay è di base una passione e un divertimento che può anche diventare un lavoro come già succede negli Stati Uniti ma ritengo che comunque tutto deve essere equilibrato».

Guardando ad un futuro ipotetico, i tuoi lavori potrebbero essere influenzati dalle sottoculture cyberpunk e urban-fantasy?
«Avevo già in mente di fare qualche costume a tema Steampunk nonostante io sia sempre stato più attratto dal fantasy ma sono sempre aperto a nuovi stili».

Quali sono le difficoltà più grandi che un cosplayer può avere nel realizzare la sua performance?
«Un cosplayer trova molte difficoltà, prima tra tutte la mancanza di conoscenza poiché non ci sono veri e propri corsi per imparare le tecniche per realizzare i costumi, se non quelli tradizionali da costumista o di sartoria e spesso dobbiamo contare su tutorial che non sempre ti danno le giuste nozioni.
Un altro problema è la reperibilità dei materiali che non sempre sono facili da trovare e a volte possono essere molto costosi.
La difficoltà di portare in scena personaggi non umani che quindi hanno fisionomie diverse oppure personaggi creati al computer che nella realtà non possono essere replicati se non con tecniche difficilissime».

In ultimo, al fine di porgere un saluto ai nostri lettori, cosa desideri dire al pubblico della “Mankey News”?
«Al pubblico Della Mankey New dico di continuare a coltivare questa passione».

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