“Cosplay is not consent?”, alcune volte questo concetto non basta: ecco come si può essere più incisivi

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Quando il concetto “Cosplay is not consent?” non basta, ecco che nel settore spuntano personaggi che lo contaminano

“Cosplay is not consent?” quando si affronta questo tema mi ritornano in mente gli episodi in cui il settore ha condannato certi episodi e quello in cui altri l’hanno fatta franca, creando, infine, vittime che hanno appeso il proprio costume al chiodo.

È inevitabile, dunque, pensare al positivo e al negativo, senza trascurare il fatto che il mondo del Cosplay è cambiato e che, volente o nolente, ogni cosplayer deve fare i conti con chi sfrutta il settore come trampolino di lancio per altri scopi e non per pura passione.

Niente paura amici

Tuttavia, il nostro settore non versa in uno stato catatonico, in questo frangente facciamo solo cenno ad una minutaglia fastidiosa che, purtroppo, inquina il limpido mare del Cosplay facendo storcere il naso a non poche persone.

Volgiamo, dunque, inevitabilmente lo sguardo a tutti quei “fotografi mdf” che infangano il buon nome dei PH rovinando le fiere e i set a qualche cosplayer desideroso di dire qualcosa attraverso il proprio personaggio, mi vengono in mente alcuni ragazzi che – per svariati motivi – sbagliano approccio con i performer e tanto altro.

Tuttavia, in alcuni frangenti, abbiamo visto figuri che – in fiere prestigiose – si spacciano per cosplayer o diventano “performer per un giorno” per allucinanti motivazioni: prostituzione, pornografia e altri sottogeneri ad essi correlati. In merito a cio, noi della “Mankey News” desideriamo non menzionare gli episodi, come non citeremo i nomi delle fiere e dei soggetti coinvolti.

Facciamo chiarezza

Questo purtroppo è un dramma denunciato da diversi artisti, persone che hanno a cuore il mondo del Cosplay e, giustamente, non tollerano queste contaminazioni. Eppure, tutti condividiamo che il nostro è il settore dell’accoglienza, dove non esistono limiti, ma è giusto ribadire che la libertà è tale se non intralcia quella del prossimo.

Quando siamo dinnanzi a questi drammi, il concetto “Cosplay is not consent?” molto utile in certe situazioni, non è sufficiente e rischia di coesistere con persone che danno un bigliettino da visita da escort, pornoattori o altro, generando alcuni paradossi sfruttati da chi discrimina i cosplayers o chi sputa nel piatto in cui mangia.

Per dare alcune direttive agli organizzatori delle fiere, è un bene tenere a mente che “Cosplay sexy” non significa “Cosplay borderline”, la sensualità è un qualcosa che fa parte della natura umana, non richiede necessariamente nudità e spesso è anche involontaria.

Chi vive l’ambiente fieristico?

Certo, alcune fiere possono stilare un proprio regolamento imponendo un abbigliamento meno succinto, ma è un bene utilizzare i giusti sinonimi ed evitare, dunque, di fare di tutta un’erba un fascio e lanciare, conseguentemente, un assist a chi perde il suo tempo a puntare il dito sul prossimo.

Una volta compreso questo e differenziato le varie tipologie di Cosplay, è facile – a mio parere – escludere da questa lista chi “fa Cosplay ma”, questo perché in fiera si entra in un universo parallelo dove (nel rispetto della legge del nostro Stato) si vivono esperienze: Cosplay (e tutte le sue sottoculture) nerd, otaku, geek, k e j-pop e – in determinati frangenti – anche di bodypaint.

Se, ad esempio, ci trovassimo in una festa carnevalesca dove c’è un raduno Cosplay (quindi è il Carnevale con tanti bambini che offre lo spazio al nostro settore) è bene rispettare il diritto di chi vive queste due esperienze di non ricevere “offerte borderline” per non dire altro.

Il Cosplay è una forma d’arte

Generalmente chi vive di Cosplay è dedito a comunicare con una forma d’arte, dall’Original allo Steampunk, per poi passare alle performance Marvel o nipponiche, ognuno ha qualcosa da dare alla propria nicchia in assolua armonia tra le parti e – se ci sforziamo – abbiamo già tra le mani un’ambiente codificato e accogliente che, per salvaguardare i suoi membri, deve utilizzare i propri mezzi per escludere la pornografia.

Questo articolo è molto discorsivo, me ne rendo conto, ma con esso spero che queste azioni si estingueranno in futuro e che si estingua definitivamente anche l’idea che il Cosplay sia un modo per mettersi in mostra.

Questo è un settore che rappresenta la viva essenza della comunicazione, con un Cosplay un performer può rievocare un personaggio storico, politico o sociale, può manifestare un sentimento come l’amore, la tristezza, la spensieratezza e altre entità che vivono nella sfera immateriale dell’esistenza.

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