Editoriale: il caso di Elisa raccontato da R-Valentine, facciamo un promemoria agli inquisitori

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R-Valentine racconta il caso di Elisa, arginiamo il fenomeno dei troll rendendo ancor più raffinato il nostro palato

Nei pc di molti ragazzi giacciono da tempo conversazioni a dir poco tristi, vicende di doxing, bodyshaming e altre forme di violenze online che fanno riflettere e portano raramente i trasgressori ad avere responsabilità penali.

Di recente il mondo del Cosplay è stato chiamato in causa per mezzo di una testimonianza dell’anonima Elisa, ragazza che pare esser stata vittima di abusi online. Per lei la youtuber R-Valentine ha dedicato un video dove ha raccontato – senza censura – la sua lettera e, dunque, quell’atroce storia che, presumibilmente, si è consumata all’interno di una community nerd dove, sovente, si parla di Cosplay.

Sebbene R-Valentine ha specificato nel titolo del suo video che questo «non dovrebbe essere il Cosplay» qualcuno potrebbe cogliere la palla al balzo per screditare il nostro amato settore, gettandolo così in pasto agli stessi troll che – nel corso della storia del Cosplay – non hanno fatto altro che creare noie ai performer.

Quindi, rispettando il lavoro della youtuber italiana, spezzare ancora una volta una lancia a favore del Cosplay, nella speranza che in futuro si possa dedicare questi spazi ad una performance o una notizia, senza essere costretti ogni volta a ripetere l’ovvio.

Siamo seccati, ma è necessario ripetere questo punto fondamentale, il doxing, il cyberbullismo, il bodyshaming, le truffe nel web ed altre forme di abusi online, sono un tumore che colgono tutta la rete. Il mondo del Cosplay sfrutta la rete come base di appoggio per creare unità nel settore, si tratta di una dimensione che si è incarnata in esso naturalmente, ma il Cosplay esiste a prescindere dell’esistenza della rete.

I dati

A chi ha difficoltà a comprendere questi concetti, a coloro ritengono il Cosplay una preda facile per le violenze online, dico solo che il più del 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni sono vittime di attacchi da cyberbullismo e al suo interno vi è il bodyshaming che colpisce le adolescenti dai 18 ai 21 anni e – fuori da questa statistica – anche il 21% delle donne 33 ai 45 anni. Vogliamo forse dire che tutte queste persone sono con un piede dentro al mondo del Cosplay? È evidente che non è così.

Ripeto, mi è piaciuto molto il video di R-Valentine e fa bene a dare voce a queste ragazze, persone con un passato difficile – purtroppo – non hanno alcuna difesa contro questi parassiti del web. Ma è un bene precisare alcune questioni a chi è duro di comprendonio, a tutti quelli che spesso danno like e condivisioni a persone che compiono questi generi di attacchi, preferendo un flame-war ad una selezione artistica, un insulto in una chat ad un video di Cosplay competitivo.

La memoria

È facile trovare a questo mondo un capro espiatorio, molti di noi hanno poca memoria e non ricordano il caso di cyberbullismo che rese tale piaga tutt’ora perseguita penalmente dal nostro ed altri stati nel mondo. Mi riferisco in particolare alla vicenda che portò al suicidio di Amanda Todd, la ragazzina di 15 anni trovata senza vita nella sua casa di Port Coquitlam vicino a Vancouver. In quel frangente descrisse su YouTube la sua esperienza di vittima del bullismo e del cyberbullismo… Il video divenne virale e – guarda caso – il Cosplay e le community nerd non furono neppure coinvolte in questo tragico epilogo. La storia dovrebbe aiutarci, dunque, ad andare affondo dei problemi, senza puntare il dito sui settori e su tutte le community (anch’esse vittime di questi aberranti episodi) in nome di fraudolenti risultati immediati.

Per tanto, come atto preventivo, dico a tutti coloro che punteranno il dito contro il Cosplay, di cercare altrove il problema, magari nella società, visto che il nostro settore è un fenomeno di costume e come tale è – e sarà sempre – fortemente influenzato dalle scelte di ognuno di noi. Cercate il problema anche in quello che io chiamo “il coccodrillo interiore” quel rigurgito di veleno che spesso viene fuori quando qualcuno realizza opere artistiche che non sono nelle vostre corde, quello che vi fa esternare frasi come “tanto non otterresti mai tutti quei like se non mostrassi il seno” oppure “te lo puoi permettere permettere tanto c’hai i soldi“.

I flame non sono di per sé quelle azioni violente che abbiamo ascoltato nella lettera di Elisa, ma sono l’anticamera della violenza online che, sovente, si sprigiona in tutta la sua essenza quando vi sono individui fragili e tendenti a mostrare – magari ingenuamente – al vasto pubblico del web le proprie insicurezze. Ad alcuni internauti, infatti, non ho mai visto partorire dei contenuti acuti nei loro commenti, ma solo “sei bellissima quando la ragazza è bella” o gif di varia natura, spero, dunque, che in futuro il palato dei fan diventi ancor più raffinato di quanto non lo sia già, perché solo vivendo il Cosplay e acquisendo un maggiore bagaglio tecnico possiamo ridurre la piaga dei troll ad un fastidio circoscritto e debellabile.

VIDEO

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